Nell’agosto del 2010 la Sezione di L’Aquila della Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha presentato al Comando Stazione dei Carabinieri di Paganica una denuncia per l’abbandono di 3 cani – una femmina adulta ed i suoi due cuccioli – lasciati – qualche settimana prima - in uno scatolone fuori dal rifugio gestito dall’associazione, sito a Paganica.
Successivamente l’associazione era venuta a conoscenza – grazie alla collaborazione con l’allora capo nucleo delle Guardie Zoofile della Lav, dott. Paolo Migliaccio – di fatti che potevano ricondurre ad identificare la persona che aveva abbandonato gli animali; grazie a questi sviluppi, la Lega del Cane aveva deciso – appunto - di presentare denuncia, corredata di foto e testimonianze.
In seguito a tale denuncia ed alle indagini successive – svolte dai Carabinieri di Paganica - il Pubblico Ministero ha presentato al Giudice per le Indagini preliminari richiesta di emissione di decreto penale di condanna, indicando la misura della pena da infliggere in € 500,00 per il reato di abbandono di animali. L’imputato – attraverso il suo avvocato – ha fatto opposizione a tale decreto penale ed il Giudice per le Indagini preliminari ha fissato l’udienza per lo scorso 8 ottobre.
Durante l’udienza il difensore dell’imputato, munito di procura speciale, ha rinunciato all’opposizione che aveva presentato avverso il decreto penale che lo aveva condannato alla pena pecuniaria di € 500 per il reato di abbandono di animali.
A seguito della rinuncia, dunque, rimane valido il predetto decreto penale di condanna, e ciò costituisce un importante precedente – anche e soprattutto nel territorio del Comune di L’Aquila - al fine di contrastare la prassi sempre più diffusa di abbandonare i cani davanti ai rifugi.
Chi compie tale azione, difatti, deve essere consapevole che sta commettendo un reato, per l’appunto quello di abbandono di animali, punito dall’art. 727 del codice penale con la pena da 1.000 a 10.000 euro. Ed invero, il rischio che i cuccioli lasciati in uno scatolone muoiano di stenti o – peggio – vengano sbranati da altri cani – soprattutto in un territorio, come quello di L’Aquila, dove il randagismo è molto presente - rende evidente che ci troviamo in una situazione ben diversa da quella in cui i cani vengono consegnati ai responsabili del rifugio.
Occorre inoltre sottolineare che, se ci si trova nella condizione di non poter più tenere dei cani, bisogna rispettare delle procedure ben precise che sono previste dalle nostre Leggi, e che prevedono l’intervento del Sindaco e delle ASL (LR 86/99, art. 13 comma 4).
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane – attraverso i propri legali, avvocati Francesca Caccia e Michele Pezone - aveva depositato la propria nomina come parte offesa del procedimento, ed era pronta a costituirsi parte civile, ove il processo si fosse celebrato.
L’Aquila, 12/10/2012